
Fin dal titolo della prima edizione del 1593,
Iconologia overo descrittione dell’Imagini universali cavate
dall’antichità et da altri luoghi, l’opera
di Ripa viene presentata ai lettori come il frutto di una cultura
antiquaria ampia e consolidata. La sua fama di attendibile repertorio
di immagini è
viva per tutto il Seicento e coinvolge non solo artisti e letterati,
ma anche una categoria finora non considerata: i restauratori di
statue antiche. Tra i critici settecenteschi dell’Iconologia
fu soprattutto Winckelmann a sottolineare come la presenza di iconografie
antiche convivesse in realtà con un profondo distacco conoscitivo
dai reperti classici. Partendo da queste acute osservazioni il
volume intende approfondire alcuni aspetti del rapporto
dell’Iconologia con l’antico, nell’uso delle
monete, delle fonti letterarie classiche, dei capolavori greci
e latini, giungendo a cogliere uno strano paradosso: l’opera
contiene più riferimenti a capolavori antichi di quello
che appaia ad una prima lettura. Indagando tra le fonti di Ripa
si scopre infatti che dietro iconografie anonime si celano in realtà molti
capolavori classici famosissimi che Ripa non menziona. L’analisi,
condotta a tappeto sulle fonti, dimostra come Ripa non fosse né un
appassionato studioso di
oggetti antichi, né un collezionista di anticaglie, ma un
enciclopedico codificatore di iconografie e un uomo del Cinquecento
interessato soprattutto alla forza dei simboli.
di Sonia Maffei
Euro
130,00
ISBN978-88-89254-03-5, Napoli, Ottobre 2009
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